sabato 16 agosto 2014

A proposito di corruzione/7

A proposito di corruzione (7-fine)

Mafia e corruzione sono due mali tipici della società italiana. Spesso - ma non sempre - coincidono; può dirsi che dove c’è la mafia è oggettivamente più forte e penetrante la corruzione. Il mafioso ha un argomento in più che può spendere nei confronti del funzionario infedele: oltre il denaro ha dalla sua la capacità dell’intimidazione. Non sempre però la presenza della corruzione significa presenza di mafie. In alcuni contesti essa è il frutto di lobby di potere politico/affaristico che non necessariamente hanno legami con le mafie. I fatti emersi a Milano con l’Expo e a Venezia con il Mose dimostrano che importanti eventi corruttivi possono accadere anche senza mafie. Di sicuro sconfiggendo (o rendendo meno forti) le mafie si diminuirà una certa corruzione, ma non necessariamente la si eliminerà. Ma il fenomeno della corruzione prevede che ci sia un corrotto ma anche un corruttore: l’idea diffusa che corruzione sia una scorciatoia non è una buona soluzione. La corruzione è un rapporto bilaterale e in una situazione di sostanziale parità contrattuale: il pubblico ufficiale che vende la propria funzione è un soggetto da considerarsi spregevole ma non lo è meno chi corrompe o compra l’esercizio del potere. Questo è un pezzo della battaglia culturale che va ffrontata e  l’A.N.A.C. può provare a svolgere un ruolo significativo, uscendo all’esterno, rendendosi riconoscibile e utilizzando la sua ottenuta autorevolezza. Si può parlare di corruzione anche nelle scuole, nelle università, provando a far capire che chi corrompe non fa solo danno al prestigio dell’amministrazione pubblica ma a tutta la società. Il rappresentante delle forze dell’ordine che arresta un corruttore, essendo egli stesso un pezzo della Pubblica Amministrazione è l’esempio di un virtuoso che fa il suo dovere, che spesso procede anche contro colleghi del loro stesso ufficio. È la dimostrazione più evidente che c’è una parte sana nella società italiana sulla quale si dovrà lavorare per invertire il trend della lotta al malaffare. (fine) 
a cura di Paolo Russo
(realizzato con i contributi editoriali di: - ANAC, Associazione Nazionale Anticorruzione, Repubblica-Limes, rivista specializzata, Connecting Managers, web community)

Questo post è stato pubblicato il 23 Luglo 2014 su Scrivo di te

A proposito di corruzione \ 6

A proposito di corruzione (6)

A livello internazionale in molti Stati esistono autorità anticorruzione; si tratta però di realtà variegate e non riconducibili a una tipologia unitaria. Nei rapporti internazionali intessuti e studiando alcuni report ho verificato che spesso quelle straniere sono autorità con poteri di polizia o persino giurisdizionali o, all’estremo opposto, si tratta di autorità inserite e collegate direttamente a ministeri. In Francia ad esempio l’anticorruzione è collegata al ministero della giustizia. L’Authority italiana, invece, ha i caratteri di un’autorità indipendente; è nominata dal governo ma richiede il parere favorevole dei 2/3 delle commissioni parlamentari e dura 6 anni, quindi più di quanto possa durare il governo nominante: in questo senso è una novità sul piano internazionale. L’esperienza delle autorità straniere, per quanto molto diverse, sembra incoraggiante; esse pare abbiano conseguito concreti risultati nella lotta alla corruzione; almeno questo è quello che emerge dai report degli organismi internazionali.
La corruzione si annida nelle pieghe della burocrazia che non funziona e che pone ostacoli; gli ostacoli spesso si possono superare proprio corrompendo i funzionari infedeli o mettendoli a “libro paga”: è per questo che una semplificazione intelligente delle procedure (che non significa affatto eliminazione dei controlli, ma individuazione di controlli rapidi ed efficienti) può aiutare a combatterla. Spesso sono le regole e le norme tortuose e complicate che cagionano la corruzione.
Volendo indicare un punto di inizio, la lotta alla corruzione richiede interventi sinergici che solo operando insieme possono consentire risultati accettabili. Una buona prevenzione va sempre accompagnata a una repressione che funziona. Infine, ma non certo per importanza, è indispensabile una battaglia di tipo culturale. Per troppo tempo in Italia la corruzione è stato un fenomeno sottovalutato o persino considerato una sorta di “stato di necessità” per superare ostacoli insormontabili di tipo burocratico: In alcuni casi il corruttore, al pari dell’evasore fiscale, è stato considerato un “furbo” capace di aggirare gli ostacoli. Deve invece imporsi l’idea che la corruzione è un male assoluto, come le mafie: entrambe danneggiano i cittadini perché rendono il sistema economico e imprenditoriale molto più debole e molto meno rispettoso delle regole della concorrenza. 
Questo post è stato pubblicato il 23 Luglio 2013 su Scrivo di te

A proposito di corruzione \ 5

A proposito di corruzione (5)

I misuratori oggettivi dell’efficacia di un’azione amministrativa di controllo preventivo non potranno essere né l’emersione né l’assenza di episodi corruttivi scoperti dalla magistratura, dato che la scoperta di fatti corruttivi può dipendere anche soltanto dal caso e che la mancata scoperta non significa affatto che essi non vi siano. Un segnale indicativo potrebbe risiedere nelle classifiche internazionali sulla percezione della corruzione in Italia: salire in quelle classifiche sarebbe un elemento che, oltre a essere oggettivamente incoraggiante, dimostrerebbe che l’azione di prevenzione è fruttifera.
 L’attività incisiva sarà soprattutto di “vigilanza”; controllo affinché le pubbliche amministrazioni rispettino le norme che impongono strumenti di prevenzione della corruzione (come l’adozione dei piani triennali, la nomina dei responsabili dell’anticorruzione e delle regole di integrità dei pubblici funzionari), rispetto delle regole sulla trasparenza (e cioè che siano rese pubbliche una serie di informazioni sensibili soprattutto sull’attività contrattuale della pubblica amministrazione in modo che possa esercitarsi il “controllo diffuso” dei cittadini) e che siano rispettate le norme previste dalla legge sugli appalti. Il fatto che l’ attività non disponga di un meccanismo sanzionatorio efficace a stimolare il rispetto delle regole indicate è senz’altro un limite, per quanto il decreto legge di giugno ha previsto nuove sanzioni, ma forse neanche queste basteranno. L’applicazione di questa esperienza sarà anche un motivo di verifica e ne prospetteremo i limiti a governo e parlamento.
Dopo un tempo minimo di rodaggio (non meno di un anno) l’Autorità sarà totalmente autonoma ed operativa. Ciò non significa che i risultati non possano essere conseguiti prima: il piano del rispetto delle regole della trasparenza grazie all’attività di vigilanza mirata sui ministeri e sui grandi enti locali dovrà dare risultati immediati tramite la cosiddetta “amministrazione trasparente”. L’aumento della trasparenza effettiva renderà molto più difficile i fenomeni corruttivi, considerando che il la corruzione è un reato che si fa al buio e di nascosto: la luce della trasparenza lo rende molto più complicato.

Questo post è stato pubblicato il 23 Luglio 2014 su Scrivo di te

A proposito di corruzione \ 4

A proposito di corruzione (4)

 È difficile stimare l’entità della corruzione (che spesso si associa a evasione fiscale e ad altri fenomeni di malaffare o di criminalità organizzata). Documenti ufficiali riportano la cifra indicativa di 60 miliardi di euro l’anno e questo può dare un’idea della grandezza della sfida. Il Commissario straordinario per la revisione delle spesa pubblica conta di riuscire a tagliare, nell’arco dei prossimi 3 anni, fino a poco più di 30 miliardi di euro. Sembrerebbe pertanto abbastanza immediato ritenere che - conducendo una seria lotta alla corruzione - ne potrebbero derivare rilevanti risorse per il rilancio dell'economia.
 Nonostante la gravosità della sfida, lo Stato in passato ha reagito al dilagare del fenomeno corruttivo e adesso sembra voler dare un ulteriore impulso in tale direzione tramite la creazione dell’Agenzia nazionale anticorruzione (A.N.A.C.).
 Come suo presidente è stato scelto Raffaele Cantone, un magistrato a lungo impegnato sul fronte della lotta alla mafia.  L’A.N.A.C. è stata interessata da una rilevante modifica da parte del d.l. 24 giugno 2014, n. 90 che ne ha significativamente trasformato la struttura e i poteri. Soprattutto ne ha ampliato la missione istituzionale. Rientra ora nelle sue competenze anche il controllo di tutti i contratti pubblici di appalti, di servizi e forniture che prima spettavano ad un’altra autorità, quella della “vigilanza dei contratti pubblici" (Avcp), contestualmente soppressa con il trasferimento di mezzi e personale. È previsto che entro il 31 dicembre, l’A.N.A.C. predisponga un piano di riordino della nuova autorità; mi aspetta un durissimo lavoro, ma particolarmente interessante e stimolante che può portare alla creazione di un authority operativa a 360 gradi, sia sul piano dell’anticorruzione sia su quello del controllo degli appalti.
Se però l’A.N.A.C. sarà o meno una scatola vuota dipenderà anche da come sapranno farla funzionare in concreto; il decreto legge citato ha obiettivamente rafforzato i nostri poteri sotto più profili e ora sta all’Autorità stessa dimostrare di sapere incidere nella realtà, tenendo presente, però, che il lavoro non è quello di scoprire fatti di corruzione (competenza questa della magistratura penale) ma di mettere in campo gli anticorpi per evitare che i fatti di corruzione accadano.

Questo post è stato pubblicato il 23 Luglio 2013 su Scrivo di te

A proposito di corruzione \ 3

A proposito di corruzione (3)

I canali attraverso i quali gli elevati livelli di corruzione costituiscono un freno alla crescita sono molteplici. Basta citarne tre:
1.   La corruzione disincentiva l’investimento diretto estero, in quanto il potenziale investitore - già eventualmente scoraggiato dal dover affrontare un impianto i regole eccessivamente complesso - teme al contempo di dovervi fare fronte ricorrendo alla corruzione dell’ufficiale pubblico (ma anche privato). Il piano elaborato dal governo Letta e poi dal governo Renzi volto a incentivare l’investimento estero diretto, "Destinazione Italia", ribadiva come solo l'1.6% di tali flussi d'investimento raggiunga l’Italia, ossia una frazione di quelli destinati a Francia, Regno Unito o Germania. Il piano prevedeva una serie d'interventi volti a rimuovere alcuni degli ostacoli all’investimento straniero, incluse riforme della giustizia civile. Ma la sua implementazione rimane quanto meno incerta.
2.      L’impatto economico della corruzione è la distorsione della concorrenza del mercato. Così come le imprese straniere non sono incentivate a investire in Italia, le imprese domestiche potrebbero essere incentivate a trovare commesse all’estero, laddove il contesto di business si presenta più favorevole. Inoltre, imprese sane, non disposte a scendere a bassi compromessi, tendono a essere disincentivate a partecipare a gare d’appalto che percepiscono come truccate. Finiscono così per uscire dal mercato, peggiorando pertanto la "eticità media" del tessuto produttivo nazionale. In questo senso, anche la sola percezione della corruzione può essere un fattore di disincentivo reale - ovvero: l’appalto può non essere truccato, ma l’impresa sana non partecipa temendo che lo sia.
3.      L’incentivo all’emigrazione dei "cervelli". Un ambiente a competizione truccata costituisce un formidabile incentivo all’emigrazione di coloro che intendono basare il loro successo professionale solo sulle loro capacità e sul loro impegno, su meriti e titoli acquisiti. Il “brain drain” italiano sia più intenso di quello dei paesi competitori, perfino più di quello spagnolo.
 Cervelli in fuga vuol dire valore aggiunto all’estero e sottratto in patria, il che in parte spiega il differenziale di crescita. Iniziative meritorie come quella del "Controesodo" (elaborate da un gruppo di parlamentari di tutti gli schieramenti) hanno aiutato a ridurre il disincentivo fiscale alla permanenza in patria. Ma per frenare l’uscita di coloro che sono in fuga dalla corruzione, dal familismo, dalla concorrenza sleale, servono operazioni di sistema di più vasta portata. Riuscendo a bloccare, o anche solo ad affievolire questi 3 canali, si otterrebbe un impatto enorme sulla crescita dell’attività economica.
Questo post è stato pubblicato il 23 Luglio 2014 su Scrivo di te

A proposito di Corruzione \ 2

A proposito di corruzione (2)

La scarsa capacità di crescita dell’economia italiana è al centro del dibattito politico e all’attenzione degli organismi di regolazione internazionale, viste le sue implicazioni per la sostenibilità del debito pubblico.
Ci sono varie cause dietro il basso potenziale di crescita italiano, molte delle quali riconducibili all’obsolescenza di ampi strati del tessuto produttivo e infrastrutturale, alla carenza di investimenti in istruzione & ricerca e nello sviluppo di nuovi prodotti. Tuttavia, un altro forte ostacolo alla crescita dell’attività economica viene dalla scarsa efficacia degli organismi decisionali, sia pubblici sia privati, dalla quale origina un livello di corruzione - attuale e percepita - con pochi paragoni nell’ambito del mondo occidentale.
Il modello di valutazione sistematico (Country Insights Scores) di Roubini Global Economics permette di fare una comparazione (su una scala da 0 a 10) dell’impatto economico della corruzione e dell’inefficienza dei processi decisionali, dando pertanto un’idea del valore economico che deriverebbe dalla risoluzione di queste due autentiche piaghe.
La capacità di attrarre investimenti dell’Italia, la qualità dell’ambiente di business e l’efficacia degli organismi di decisione politica siano decisamente inferiori alla media dei paesi “concorrenti” (anche se “alleati”, come Francia, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti, spesso anche Spagna) e a livelli comparabili con quelli dei paesi emergenti a maggior tasso di crescita (per esempio Brasile, Russia, India e Cina, i cosiddetti Bric), che possono però contare su altri fattori di competizione di prezzo: bassi salari, tassi di cambio artificialmente svalutati eccetera.
Inoltre, il livello del crimine organizzato, la capacità di controllo della corruzione e la percezione di questa (stimata dal ranking di Transparency International, che vede l’Italia al 69° posto, su 177) mostrano ritardi decisamente allarmanti del nostro paese nei confronti dei suoi competitori .
Questo post è stato pubblicato il 22 Luglio 2014 su Scrivo di te 

A proposito di corruzione \ 1

A proposito di Corruzione (1)

La legge del 6 novembre 2012 n. 190 Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione ha individuato la Commissione per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle amministrazioni pubbliche quale Autorità Nazionale Anti Corruzione. Con l’entrata in vigore della legge del 30 ottobre 2013, n. 125, la Commissione ha assunto la denominazione di Autorità Nazionale Anticorruzione e per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche. Si tratta di un organo collegiale, composto dal presidente e da quattro componenti. I compiti e le funzioni svolti  dall’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture sono trasferiti all’Autorità nazionale anticorruzione e per la valutazione e la trasparenza (ANAC), Il presidente attuale è Raffaele Cantone, un magistrato nato a Napoli nel 1963, cresciuto in provincia,  a Giugliano ed entrato in magistratura nel 1991. È stato sostituto procuratore presso il Tribunale di Napoli fino al 1999, anno in cui è entrato nella Direzione Distrettuale Antimafia napoletana di cui ha fatto parte fino al 2007.
 A seguito della nomina, avvenuta con D.P.R. dell’11 luglio 2014, si sono insediati i componenti dell’Autorità Nazionale Anticorruzione: sono il Prof. Francesco Merloni e la Prof.ssa Nicoletta Parisi e il Cons. Michele Corradino e la Prof.ssa Ida Angela Nicotra. Il 15 luglio inoltre è stato siglato il protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Interno e l’Autorità Nazionale Anti Corruzione relativo alle “Prime Linee Guida per l’avvio di un circuito stabile e collaborativo tra A.N.A.C.- Prefetture - UTG e Enti Locali “per la prevenzione dei fenomeni di corruzione e l’attuazione della trasparenza amministrativa”. Il protocollo d’intesa prevede la collaborazione tra prefetture, enti locali, l’A.N.A.C. e il Ministero dell’Interno in materia di trasparenza e legalità nella gestione degli appalti pubblici. Il protocollo fornisce ai prefetti le Linee Guida per consentire allo Stato di intervenire al momento giusto con un obiettivo preciso: far rispettare la norma morale da cui discendono tutte le altre, che è quella di non rubare.
Tra le indicazioni una prevede che il soggetto aggiudicatore riferisca all’A.N.A.C., prima di procedere alla risoluzione del contratto, la quale valuterà se in ragione dello stato di avanzamento dei lavori o del rischio di compromissione della realizzazione dell’opera, tenuto anche conto della rilevanza della stessa, sia preferibile proseguire nel rapporto contrattuale, previo il rinnovo o la sostituzione degli organi dell’impresa aggiudicataria interessata dalle vicende corruttive. Per il presidente A.N.A.C., Raffaele Cantone, si tratta di una «rivoluzione copernicana con l’ampliamento della normativa antimafia e saranno i prefetti e le prefetture il terminale territoriale delle politiche che si fanno a livello nazionale sul tema».

Questo post è stato pubblicato il 22 Luglio 2014 su Scrivo di te