domenica 8 settembre 2013

Scrivendo sulla storia n. 25 del 8 Settembre 2013

 

Anniversari che non si dimenticano: aspettando l'11 Settembre (-4)

Ci sono date, anniversari che non si dimenticano, e che ogni volta che ricorrono riportano alla mente una o cento storie. Storie anche non clamorose, ma nel complesso tutte le storie contribuiscono a rendere l'avvenimento indimenticabile. Al centro di esse ci sono sempre uomini e non che con il loro operato, o con la sola presenza, hanno scritto la storia. E probabilmente hanno reso quelle date indimenticabili.
Torri GemelleAllo scoccare del tragico anniversario dell'11 settembre 2001, quando quattro aerei civili furono dirottati da un commando-suicida di terroristi musulmani e due di questi abbatterono le Torri Gemelle di New York, provocando oltre tremila morti, l'America ricorda tutti i suoi morti e gli eroi, anche quelli a quattro zampe.
Perché a lavorare tra le macerie di Ground Zero vi furono anche decine e decine di cani da soccorso, utilizzati prima per cercare superstiti, poi per recuperare ciò che rimaneva di loro. Testimoni inestimabili in una delle più grandi tragedie vissute negli ultimi anni da tutta l'umanità il loro lavoro fu a dir poco prezioso, e centinaia di familiari non avrebbero trovato la pace del ricongiungimento, in qualsiasi modo, di un membro della propria famiglia o di un amico.
Da quell'11 settembre 2001 i cani di soccorso hanno lavorato per giorni al fianco di vigili del fuoco, protezione civile, soccorritori sanitari, forze dell'ordine instancabilmente, senza mai fermarsi, nell'area di Ground Zero fatta di fumo penetrante, odori acri, polvere e rumore, su turni estenuanti di otto o dieci ore.
Unici nel riconoscere grazie al loro olfatto in un brandello deforme o in un pezzo di metallo dalla forma di cartone per la pizza i miseri resti di un essere umano fuso dall'infernale incendio che precedette il crollo, le povere bestie, raccontano i loro conduttori, impazzivano letteralmente in quei momenti, non riuscendo a spiegarsi cosa fosse quell' insieme di materiali. E per questo, come tutti i soccorritori, dopo il loro turno di lavoro, venivano portati in un parco a rilassarsi, come se anche i loro proprietari volessero togliere loro di dosso l’odore acre della morte.
Oggi molti di quei cani non ci sono più. Alcuni di loro sono morti di tumori rarissimi, e questo fa pensare che siano stati esposti a qualcosa di fortemente tossico.
Dei circa 100 leali cani da ricerca che lavorarono tra le macerie, solo una dozzina circa era ancora vivi nel decennale dell’evento. Le loro fatiche, l'orrore di quei giorni si possono ancora vedere nei loro occhi, immortalati per sempre da Charlotte Dumas in un libro fotografico intitolato “Retrieved”.


Questo post è stato pubblicato l'8 settembre 2013 su Cervelliamo blog

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