sabato 16 agosto 2014

A proposito di corruzione \ 3

A proposito di corruzione (3)

I canali attraverso i quali gli elevati livelli di corruzione costituiscono un freno alla crescita sono molteplici. Basta citarne tre:
1.   La corruzione disincentiva l’investimento diretto estero, in quanto il potenziale investitore - già eventualmente scoraggiato dal dover affrontare un impianto i regole eccessivamente complesso - teme al contempo di dovervi fare fronte ricorrendo alla corruzione dell’ufficiale pubblico (ma anche privato). Il piano elaborato dal governo Letta e poi dal governo Renzi volto a incentivare l’investimento estero diretto, "Destinazione Italia", ribadiva come solo l'1.6% di tali flussi d'investimento raggiunga l’Italia, ossia una frazione di quelli destinati a Francia, Regno Unito o Germania. Il piano prevedeva una serie d'interventi volti a rimuovere alcuni degli ostacoli all’investimento straniero, incluse riforme della giustizia civile. Ma la sua implementazione rimane quanto meno incerta.
2.      L’impatto economico della corruzione è la distorsione della concorrenza del mercato. Così come le imprese straniere non sono incentivate a investire in Italia, le imprese domestiche potrebbero essere incentivate a trovare commesse all’estero, laddove il contesto di business si presenta più favorevole. Inoltre, imprese sane, non disposte a scendere a bassi compromessi, tendono a essere disincentivate a partecipare a gare d’appalto che percepiscono come truccate. Finiscono così per uscire dal mercato, peggiorando pertanto la "eticità media" del tessuto produttivo nazionale. In questo senso, anche la sola percezione della corruzione può essere un fattore di disincentivo reale - ovvero: l’appalto può non essere truccato, ma l’impresa sana non partecipa temendo che lo sia.
3.      L’incentivo all’emigrazione dei "cervelli". Un ambiente a competizione truccata costituisce un formidabile incentivo all’emigrazione di coloro che intendono basare il loro successo professionale solo sulle loro capacità e sul loro impegno, su meriti e titoli acquisiti. Il “brain drain” italiano sia più intenso di quello dei paesi competitori, perfino più di quello spagnolo.
 Cervelli in fuga vuol dire valore aggiunto all’estero e sottratto in patria, il che in parte spiega il differenziale di crescita. Iniziative meritorie come quella del "Controesodo" (elaborate da un gruppo di parlamentari di tutti gli schieramenti) hanno aiutato a ridurre il disincentivo fiscale alla permanenza in patria. Ma per frenare l’uscita di coloro che sono in fuga dalla corruzione, dal familismo, dalla concorrenza sleale, servono operazioni di sistema di più vasta portata. Riuscendo a bloccare, o anche solo ad affievolire questi 3 canali, si otterrebbe un impatto enorme sulla crescita dell’attività economica.
Questo post è stato pubblicato il 23 Luglio 2014 su Scrivo di te

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