giovedì 10 ottobre 2013

Scrivendo sulla storia n. 31 del 10.10.2013

 La notte del Vajont

 Ieri sera, poco prima delle 23 (alle 22.39 per la precisione) forse voi non l'avete sentito, ma molte persone ogni anno a quell'ora giurano di sentirlo ancora, quel rumore. 
E' forte stridente, inequivocabile. E' il rumore di un milione di camion che scaricano contemporaneamente dal loro cassone ribaltabile il loro carico di ghiaia, o di terriccio, o di pietra di breccia. E' il rumore del Vajont.
E' lo stesso rumore che cinquant'anni fa udirono oltre cinquemila bellunesi che vivevano nella valle del Piave, fra Belluno e Pordenone, in Friuli. E' la forza spaventosa di 270 milioni di metri cubi di ghiaia che si staccarono dalla montagna (il Toc) e che caddero nel bacino artificiale creato dall'imponente diga voluta per produrre nuova energia elettrica. Venti secondi dopo, oltre 25 milioni di litri di acqua e fango saltano il limite della diga stessa, lasciandolo miracolosamente intatto e precipitano giù. 
La diga del Vajont oggi
 Quattro lunghissimi minuti vissuti tra incredulità e terrore. Troppo pochi per decidere se la colpa fosse dell'invaso riempito oltre il limite in quel periodo per testarne la consistenza. Se invece non fosse colpa del monte Toc friabile e franoso come tanti tecnici e giornalisti ficcanaso andavano affermando (e scrivendo) da tempo. Se la tragedia che stava per abbattersi su quelle pacifica e silenziosa comunità non fosse l'inevitabile conseguenza di errori tecnici a raffica, di perizie sommarie, di allarmi tralasciati per indolenza o ignoranza per inseguire fanaticamente il sogno di un gigante mondiale dell'energia, l'impero della produzione elettrica al servizio del boom economico di quei tempi. Pochi minuti dopo quel rumore stridente e sinistro paesi come Longarone, Erto e Casso non esistono più. Sono sepolti sotto metri di fango e 1910 persone sono sepolte con essi. E dopo il silenzio. Il silenzio nonostante una decina di inchieste, nonostante la condanna di due dirigenti della SADE e del Ministero dei Lavori Pubblici in quanto esecutori materiali dei lavori, nonostante una vera ricostruzione del Vajont non ci sia mai stata. Di 330 vittime non si sono ritrovati più nemmeno i resti, tale e tanta è la furia del mostro che urlava quella notte. E che ogni 9 ottobre, in piena notte, torna a far rabbrividire chi ancora non dimentica la notte del Vajont.
Questo post è stato pubblicato il 10 ttobre 2013 su Cervelliamo blog .

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