USA: accordo "all'italiana" per salvare il paese dal default.
L'America
tira un grosso sospiro di sollievo: I
leader dei parlamentari repubblicani e democratici statunitensi
hanno
annunciato
mercoledì
scorso di
aver trovato un accordo tra i due partiti per interrompere
lo shutdown,
uno
stato di emergenza economico-finanziaria che comporta l'immediata
sospensione di tutte le attività pubbliche statunitensi che finora
avevano operato alla luce dei fondi pubblici, oltre alla chiusura
di buona parte delle attività governative dovuta alla mancata
approvazione della legge finanziaria.
Il passo successivo,a partire da giovedì 17 ottobre 2013 sarebbe stato il default, lo stato di insolvenza e la corsa a capofitto verso il più grande dissesto finanziario di tutti i tempi.
Il passo successivo,a partire da giovedì 17 ottobre 2013 sarebbe stato il default, lo stato di insolvenza e la corsa a capofitto verso il più grande dissesto finanziario di tutti i tempi.
L’accordo
è null'altro
che un
compromesso,
una soluzione molto "italiana" con cui i Repubblicani
rinunciano temporaneamente alle loro richieste di bloccare la riforma
sanitaria e ottenere grossi tagli alla spesa pubblica. In realtà
continua a mancare un vero e proprio piano per la riorganizzazione
della spesa.
Viene anche alzato il limite massimo del debito americano, che ai livelli attuali rendeva molto più difficile per il governo degli Stati Uniti reperire risorse per autofinanziarsi. Per ora si è trovata un’intesa per mettere fine allo shutdown fino al 15 gennaio e per estendere al 7 febbraio il periodo in cui il Tesoro può legalmente finanziarsi emettendo nuovi titoli di debito pubblico.
Viene anche alzato il limite massimo del debito americano, che ai livelli attuali rendeva molto più difficile per il governo degli Stati Uniti reperire risorse per autofinanziarsi. Per ora si è trovata un’intesa per mettere fine allo shutdown fino al 15 gennaio e per estendere al 7 febbraio il periodo in cui il Tesoro può legalmente finanziarsi emettendo nuovi titoli di debito pubblico.
Negli
Stati Uniti, la cifra massima che il governo può chiedere in
prestito per finanziare le sue spese è limitata.
Una volta raggiunto il limite – che fino ad oggi era fissato a
16.699 miliardi di dollari – il Dipartimento
del Tesoro
non può più emettere nuove
obbligazioni di
debito per finanziare i pagamenti.
La legge deve essere approvata anche dal Senato, dove la maggioranza
è in favore dei repubblicani: serve
dunque un piccolo esercito di 32 senatori pronti
a votare
l’accordo "bi-partizan".
Nei
gironi scorsi il presidente Barak Obama aveva
rifiutato
una
proposta dei repubblicani che avrebbe permesso di risolvere la
questione in cambio di grosse modifiche alla recente riforma
sanitaria voluta
da lui in persona.
Il
fatto che Obama
sia riuscito a non fare concessioni di questo tipo è
di sicuro una
sconfitta
per la linea intransigente dei repubblicani e una dimostrazione di
quanta autorevolezza la sua persona goda nel paese, nonostante le
soluzioni "all'italiana".
Questo post è stato pubblicato il 18.10.2013 su Cervelliamo blog
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