lunedì 14 ottobre 2013

Scrivendo sulla storia n. 33 del 14 ottobre 2013


Riposa in pace, baby-hope!

Da oggi “Baby Hope” ha un nome. Da qualche giorno, dopo 22 anni, un mucchietto di resti umani malridotti e decomposti, sicuramente appartenuti ad una bambina bianca, non sono più un caso irrisolto di infanticidio a scopo sessuale.
Il caso suscitò molto scalpore tra gli investigatori e tra i cittadini newyorkesi che il 23 luglio 1991 scoprirono l'ennesima frontiera dell'orrore umano: in una ghiacciaia da picnic, sotto ad un grosso albero di un boschetto di Washington Heights qualcuno aveva rinchiuso il corpo che aveva appena soffocato ed ucciso , dopo aver abusato di lei sessualmente. Poi aveva scelto di rinchiuderla con una buona dose di lattine di coca-cola in quel misero tugurio, tentando di accellerarne così la decomposizione.
Un “Cold Case” al contrario: in questo caso non si trattava di rintracciare una persona scomparsa nel nulla, ma di dare identità (e giustizia) ad un corpo senza nome. Gli investigatori batterono tutte le piste utilizzando ogni risorsa possibile: ricostruzione al computer delle fattezze di quella bambina, migliaia di volantini affissi o distribuiti, una taglia di 12.00 dollari, una help-line, centinaia di segnalazioni...ma non portarono da nessuna parte. Locandina ricompensaLa piccola salma fu pietosamente ricomposta e seppellita (a spese dei poliziotti) con la pietosa epigrafe di bambina-che-spera.  Ma la tenacia degli investigatori e la certezza che quello fosse un crimine perpetrato e avvallato tra mura domestiche (che spiegavano perché nessuna denuncia di scomparsa fosse mai stata presentata), finalmente la scorsa primavera ha portato dei risultati: complice una soffiata su una donna che andava in giro dicendo di essere la sorella di una bambina uccisa uccisa da piccola (ma il caso non era registrato alla Polizia), la Polizia ha rintracciato la donna e attraverso il DNA è risalita alla madre defunta di Angeljca Castillo, che all'epoca dei fatti aveva 4 anni, ma era già nelle mire dello zio, Corrado Juarez, oggi 52enne, arrestato nei giorni successivi all'identificazione.
Il mostro, durante una visita a sua sorella Balvina, aveva attirato da parte la piccola Angeljca, aveva abusato di lei e poi in preda ad un raptus l'aveva soffocata. La madre aveva protetto il suo crimine, adoperandosi con lui per trasportare e nascondere il corpo della piccola.
Tanto orrore aveva resistito per ventidue anni, sepolto nella coscienza mostruosa dei due. Ma la perseveranza e la speranza della Polizia di New York è stata più forte. Ed ha rimosso una piccola lapide al cimitero che ora porterà un nome.
(Questo post è stato pubblicato il 14 Ottobre 2013 su  Cervelliamo.blog )

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