Il governo che offre un caffè al giorno ai lavoratori dipendenti per uscire dalla crisi
Chiunque
abbia mai avuto la responsabilità di un'impresa commerciale o abbia
mai lavorato come dipendente sa che la retribuzione di un lavoratore,
seppur diversamente inquadrata in livelli a seconda delle mansioni e
competenze non è quella effettivamente corrisposta al lavoratore, ma
il suo corrispettivo è maggiorato da una serie di oneri. Taluni sono
a carico dell'azienda che svolge il ruolo di datore di lavoro
(25,6%), una quota sono corrisposti dal lavoratore stesso (20,6%).
In
Italia, la somma di queste due quote è del 46,2 % ed è la più alta
in Europa (fonte ISTAT/2010). In alcuni paesi del Nord Europa è
anche maggiore, ma prevede in cambio l'erogazione di servizi
aggiuntivi (scolastici, sociali ecc...) . In pratica in Italia un
lavoratore che percepisce uno stipendio di mille euro al mese, in
realtà lavora e produce per 1.946,20 euro.

In
realtà queste considerazioni sono solo teoriche: è vero che il taglio
degli oneri contributivi (che negli anni scorsi sono stati
progressivamente e scelleratamente aumentati per coprire altrettanti
investimenti in opere e iniziative politiche speculative) aiuterebbe
l'inversione di tendenza negativa che sta portando il nostro paese verso
il default finanziario.
Ma
proprio perché questo traguardo così alto di tassazione è il risultato
di impegni accumulati, per abbassarlo si dovrebbero tagliare altre
iniziative attualmenti in piedi e che al momento puntellano la nostra
economia. Costi contro altri costi dunque: si prospeta una riduzione tra
quattro e cinque miliardi di euro / anno dal governo.
Per un lavoratore questo vorrebbe dire in media un euro in più al giorno in busta paga: poco più del costo di un caffè.
Questo post è stato pubblicato l'8 ottobre 2013 su Cervelliamo blog
Nessun commento:
Posta un commento