venerdì 23 agosto 2013

Scrivendo sulla storia n. 21 del 23 Agosto 2013

  I quarant'anni dalla sindrome di Stoccolma.

La mattina del 23 agosto 1973 Jan Erik Olsson, 26 anni e diversi precedenti penali alle spalle, entrò armato in una banca che si affacciava su una delle principali piazze di Stoccolma tentando una rapina. Qualcuno dei presenti riuscì però a chiamare la polizia, ci fu uno scontro a fuco e il rapinatore si rifugiò con quattro ostaggi nel caveau dell'istituto. Per non uccidere gli ostaggi fece varie richieste, e di essere raggiunto da un suo ex compagno di cella. Così, poco dopo, il detenuto Clark Oluffsson venne liberato e inviato dentro il caveau con un telefono per permettergli di comunicare con le autorità.
Una volta all’ interno del caveau, secondo quanto raccontarono gli ostaggi, Oluffsson non si comportò come il complice di una rapina e sembrava intenzionato ad aiutare gli ostaggi come poteva. Inoltre durante il sequestro accaddero alcune cose che modificarono il rapporto tra ostaggi e rapinatori, Olufsson in particolare: il primo ministro svedese dell’epoca, Olof Palme, che conduceva personalmente la trattativa rivelò di aver saputo che durante il sequestro gli ostaggi si erano sentiti più minacciati dalla polizia che dai rapinatori.
Sindrome di Stoccolma
Il 28 agosto, cinque giorni dopo, la polizia invase il caveau con dei gas soporiferi, costringendo i rapinatori ad arrendersi. Al processo Olsson venne condannato a dieci anni per rapina a mano armata. Oluffsson, grazie alle testimonianze degli ostaggi che sottolinearono che non era stato complice in alcun modo e che aveva cercato in ogni modo di aiutarli, venne assolto.
Da allora il termine “sindrome di Stoccolma” viene utilizzato per descrivere il rapporto di complicità che a volte si crea tra ostaggi e rapitori. Per gli psicologi la sindrome di Stoccolma rappresenta un “caso particolare di legame traumatico”. Si tratta di quei legami, spesso molto forti, che possono nascere tra due persone quando una delle due gode di una posizione di potere nei confronti dell’altra e la intimidisce, la picchia o usa altri tipi di violenza nei suoi confronti.
L'FBI ha in seguito ammesso di aver istruito i propri negoziatori nei rapimenti con ostaggi affinché inducessero nei rapitori una qualche forma di sindrome di Stoccolma per aumentare le possibilità degli ostaggi di sopravvivere. 
 
Questo post è stato pubblicato il 23 Agosto 2013 su Cervelliamo blog

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