I quarant'anni dalla sindrome di Stoccolma.
La
mattina del 23 agosto 1973
Jan
Erik Olsson,
26
anni e diversi precedenti penali alle spalle,
entrò armato
in una banca che si affacciava su una delle principali piazze di
Stoccolma tentando
una rapina.
Qualcuno
dei presenti riuscì
però
a chiamare
la polizia, ci
fu uno scontro a fuco e il rapinatore si rifugiò con quattro ostaggi
nel
caveau dell'istituto.
Per non uccidere gli ostaggi fece
varie richieste, e di essere raggiunto da un suo ex compagno di cella. Così, poco
dopo, il detenuto Clark Oluffsson venne liberato e inviato dentro il caveau con un
telefono per permettergli
di
comunicare con le autorità.
Una
volta all’ interno del caveau, secondo quanto raccontarono gli
ostaggi, Oluffsson non si comportò come il complice di una rapina e
sembrava intenzionato ad aiutare gli ostaggi come poteva. Inoltre
durante il sequestro accaddero alcune cose che modificarono il
rapporto tra ostaggi e rapinatori, Olufsson in particolare: il primo
ministro svedese dell’epoca, Olof Palme, che conduceva
personalmente la trattativa rivelò di aver saputo che durante il
sequestro gli ostaggi si erano sentiti più minacciati dalla polizia
che dai rapinatori.
Il
28 agosto, cinque giorni dopo, la polizia invase
il caveau con dei gas soporiferi,
costringendo i
rapinatori ad
arrendersi. Al
processo Olsson
venne
condannato a dieci anni per rapina a mano armata. Oluffsson, grazie
alle testimonianze
degli ostaggi che
sottolinearono che non era stato complice in
alcun modo e che aveva cercato in ogni modo di aiutarli, venne
assolto.
Da
allora il termine “sindrome di Stoccolma” viene utilizzato per
descrivere il rapporto di complicità che a volte si crea tra
ostaggi e rapitori. Per
gli
psicologi la sindrome di Stoccolma rappresenta un “caso particolare
di
legame
traumatico”.
Si tratta di quei legami, spesso molto forti, che possono nascere tra
due persone quando una delle due gode di una posizione di potere nei
confronti dell’altra e
la intimidisce, la picchia o usa altri tipi di violenza nei suoi
confronti.
L'FBI
ha in seguito ammesso di aver istruito i propri negoziatori nei
rapimenti con ostaggi affinché
inducessero
nei rapitori una qualche forma di sindrome di Stoccolma per aumentare
le possibilità degli ostaggi di sopravvivere.
Questo post è stato pubblicato il 23 Agosto 2013 su Cervelliamo blog
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