giovedì 8 agosto 2013

Scrivendo sulla storia n.15 del 8 Agosto 2013

Petrolio-nel-Golfo-del-Messico: -patteggiamenti-e-ancora-menzogne


Il 20 aprile del 2010 la piattaforma offshore Deepwater Horizon, gestita dall’azienda petrolifera britannica British Petroleum e dalla Halliburton int. , multinazionale texana specializzata in lavori pubblici e in particolare nello sfruttamento dei giacimenti petroliferi, esplose al largo delle coste del Messico, causando la morte di 11 operai e il ferimento di altri 17, oltre a provocare un disastro ambientale paragonabile solo alla fuga reattiva di Chernobyl.
Dopo l’esplosione la piattaforma è affondata e per 106 giorni quasi 5 milioni di barili di petrolio si sono riversati in mare. Secondo gli esperti si è trattato del più grave disastro ambientale nella storia degli Stati Uniti.
Per il dipartimento di giustizia degli Stati Uniti la causa dell’incidente è stata il collasso della struttura di cemento che rivestiva il pozzo, costruito da B.P. con la collaborazione della Halliburton e di altre società, da cui veniva estratto il greggio. Costituito da una serie di collari metallici “centralizzatori”, per quella struttura ne sarebbero serviti ventuno, ma l’azienda britannica aveva scelto di usarne solo sei. Le indagini hanno provato che i centralizzatori non erano stati la causa del disastro, ma l’ Halliburton ordinò ai tecnici di distruggere i risuultati dei test, continuando ad accusare la B.P. di aver ignorato le sue raccomandazioni.
Recentemente, l’azienda di servizi petroliferi ha ammesso le sue responsabilità. Per questo pagherà una multa di 200mila dollari, il massimo previsto dalla legge. Inoltre garantirà la sua collaborazione alle autorità statunitensi per il proseguimento delle indagini ed ha annunciato una donazione volontaria di 55 milioni di dollari alla National Fish and Wildlife Foundation, un associazione che si occupa della tutela dei mari.
Il 30 gennaio del 2013 il tribunale ha accolto il patteggiamento da 4 miliardi di dollari proposto da Bp come risarcimento in sede penale dei danni provocati dall’incidente.
Resta aperto tutto il contenzioso dei danni civili e quelli ambientali. Per questi ultimi PB ha dichiarato di aver già speso finora 40 milioni di dollari per arginare la chiazza di milioni di barili di petrolio che ancora galleggia al largo della Louisiana, del Mississippi, dell’Alabama e della Florida.
La rete televisiva Bbc ha recentemente raccontato la vicenda in un suggestivo documentario intitolato Il disastro BP del Golfo del Messico.

Questo post è stato pubblicato l'8 Agosto 2013 su Cervelliamo blog

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